"In questa fase della sua esistenza, sembra proprio che il Costanzi abbia un notevole fiuto per i direttori: la scelta di affidare la partitura mozartiana a Michele Spotti, poco più che trentenne ma già direttore principale in un teatro di prestigio come l’Opera di Marsiglia, si è rivelata decisamente uno dei punti di forza di questa produzione. In un titolo così ricco di possibilità e così sfuggente, Spotti riesce infatti a trovare il corretto equilibrio, rifuggendo dal turgore romantico d’altri tempi e dalle secchezze filologiche, e imprimendo un adeguato ritmo teatrale alla narrazione. I tempi sono tendenzialmente serrati ma evitano l’impressione della corsa a perdifiato, e viene conferita una grande attenzione alle dinamiche nonché la massima attenzione alla ricerca di un giusto equilibrio tra orchestra e voci. In definitiva, il giovane ed entusiasta direttore riesce a lasciare la voglia di risentirlo, e di augurargli un rientro in Italia."
(Daniele Galleni, Operaclick)
"Buona quota della tenuta e del merito va in ogni caso riconosciuta alla per nulla scontata restituzione dell’esatta timbrica unita all’arguta dialettica stilistica e idiomatica contenuta nell’ultima (quanto a rappresentazione, ma penultima per composizione) partitura teatrale mozartiana. Tolta l’iniziale impressione dell’esigenza di una maggiore tensione dinamica, l’Orchestra della Fondazione lirica romana ha presto preso ottima quota sotto la direzione del trentunenne Michele Spotti, giovanissimo talento del podio recentemente nominato direttore musicale dell’Opera e dell’Orchestra Filarmonica di Marsiglia. Già dall’Ouverture bipartita alla francese, superate le poche battute dell’Adagio introduttivo e segnato lo sprint in apertura d’Allegro, se ne coglie ampiamente l’impegno mirato a garantire un serrato ordito fatto al contempo di leggerezza metrico-ritmica aerea staccata velocemente sugli archi, di polpa sontuosa spingendo timpani e fiati, di condotte fugate e concertanti di lì a seguire cavalcate a doppio regime fra connotazione cinetica o comunque incisiva sia nello scontorno del comico che del drammatico. Il tutto in pari al peso dato ai rilievi timbrici o agli affondi espressivi in chiaro aggancio con i tanti luoghi della produzione mozartiana, in special modo strumentale"
(Paola De Simone, Connessi all'Opera)